Falkland - terra
Diffusore in maglia elastica tubolare bianca, struttura in alluminio naturale. La forma della lampada ‘Falkland’ nasce dalla tensione di un tubo... più dettagli
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- Dimensioni
- H. 195 cm; L. 40 cm; P. 40 cm
- Materiale
- Riflettore: alluminio naturale/ Struttura e base : metallo verniciato/ Diffusore: maglia elastica
- Designer
- Bruno Munari
- Lampadina
- Max 52W (E27) HASGSA
- Lampadina inclusa
- No
Lampada da terra progettata da Bruno Munari, la sua forma è creata spontaneamente dalle forze che agiscono nella sua struttura: l’ elasticità del tessuto e i pesi e la rigidità degli anelli.
Diffusore in maglia elastica tubolare bianca, struttura in alluminio naturale.
La forma della lampada ‘Falkland’ nasce dalla tensione di un tubo di filanca e dal peso di alcuni anelli metallici: è una forma spontanea, generata unicamente dalla tensione delle forze interne che la compongono.
Sette anelli di metallo di diametri diversi, un tubo di filanca bianco, una sola lampadina e un riflettore in alluminio che riprende la forma delle curve del tessuto.
Questa lampada corrisponde più delle altre ai requisiti che Munari indica come indispensabili per una corretta progettazione: semplicità, efficienza, minimo ingombro di stoccaggio e massima resa formale.
Nasce dalla commistione di oggetti lontanissimi tra loro, come le nasse da pesca, le calze da donna e le lampade di carta orientali.
Alta più di un metro e sessanta, si compatta nella confezione in pochi centimetri di spazio, la luce filtra dal tubo, utilizzando la texture del tessuto per creare un caratteristico effetto di luminosità morbida e diffusa.
Bruno Munari è uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del 20° secolo in Italia.
Durante la sua carriera artistica ha mantenuto inalterata la sua creatività a sostegno delle sue indagini sulla forma, sperimentando e comunicandola attraverso parole, oggetti e giocattoli.
Iniziò vicino alla corrente del futurismo, partecipò alle mostre collettive della Galleria Pesaro, alla Biennale di Venezia e alle Quadriennali di Roma e Parigi, ma poi si allontanò dalla corrente per ricercare maggiormente nei campi della forma e del colore, e dell’autonomia estetica degli oggetti. Tra le sue opere più emblematiche troviamo le “macchine inutili”, dei congegni meccanici che indagano sulle possibilità percettive, presentati come «modelli sperimentali intesi a verificare le possibilità di informazione estetica del linguaggio visuale», opere che precedono l’optical art. Dal 1934 al 1936 si dedicò alla pittura astratta.
Fondatore insieme a A. Soldati, G. Monnet, G. Dorfles del MAC (Movimento per l’Arte Concreta). Dagli anni 50 produce le sculture “concavo-convesse”, i dipinti “positivo-negativi” e i modelli sperimentali tridimensionali. Nella sua vita ha ricevuto diversi riconoscimenti come il Compasso d’oro dell’ ADI (1954, 1955,1970 e 1995 alla carriera), il premio Japan design foundation nel 1985, e la menzione onorevole dell’Accademia delle scienze di New York nel 1974.
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